Organizzata dalla Fondazione Tiboni per la Cultura e dal Centro Nazionale di Studi Dannunziani, lunedì 4 giugno, con inizio alle ore 17.30, al Mediamuseum di Pescara si terrà un incontro all’insegna della letteratura e del cinema. Si inizierà con un omaggio al Prof. Umberto Russo, che nei giorni scorsi ha compiuto novant’anni. Decano dei docenti universitari abruzzesi e grande studioso, giustamente definito da Andrea Lombardinilo “padre nobile della cultura abruzzese del dopoguerra”, il Prof. Russo ha prodotto, dal 1958 ad oggi, più di ottocento voci bibliografiche, spaziando dai grandi nomi della tradizione letteraria nazionale – che si estende da Dante a d’Annunzio, al quale in particolare ha dedicato numerosi e approfonditi studi – alle personalità più rappresentative della cultura, dell’arte e della letteratura abruzzese. Di grande impegno sono, ad esempio, i suoi studi sul Settecento in Abruzzo e i volumi, curati insieme ad Edoardo Tiboni, L’Abruzzo nel Medioevo, L’Abruzzo dall’Umanesimo all’età barocca, L’Abruzzo, L’Abruzzo nel Settecento e L’Abruzzo del Novecento. Impressionante, per mole e qualità, è anche l’attività di recensore, prefatore, estensore di introduzioni di mostre.
Seguirà la presentazione dell’ultimo libro di Franco di Tizio, Rina De Liguoro Regina del cinema muto, pubblicato da Ianieri Edizioni, che si avvale della prefazione di Umberto Russo. Dopo la biografia di Elena Sangro e i suoi rapporti con d’Annunzio, un’altra protagonista del cinema muto entra a far parte della ricca bibliografia di Franco Di Tizio. Le ragioni di questa scelta le spiega lo stesso autore: “Durante la stesura di un mio recente libro su Elena Sangro e d’Annunzio ho avuto notizie delle disavventure di questa importante attrice, amica della Sangro, che meritava un gesto di riabilitazione, seppure postuma.”
Rina De Liguoro, pseudonimo di Elena Caterina Catardi, che fece un certo scandalo per essere stata la prima attrice ad apparire a seno nudo sullo schermo, ebbe, come nota Umberto Russo “un’ascesa, dapprima, nel firmamento del cinema come stella di prima grandezza, brillante in ogni ruolo d’interpretazione, dalla seducente e corrotta imperatrice romana all’astuta corsara, dall’affettuosa madre di famiglia alla contadina maremmana. Tutto ciò con le sole espressioni del viso e gli atteggiamenti gestuali, perché alle immagini degli schermi non erano ancora ammessi i suoni vocali. Fiduciosa del suo talento mimico, Rina De Liguoro osò varcare l’Oceano, aspirando a un trono ancora più alto in quella Hollywood che allora andava emergendo come la Mecca del cinema mondiale. Ma i tempi volgeranno inevitabilmente a forme e mentalità del tutto nuove: il sonoro, proprio allora, dava i suoi primi vagiti, attirando nelle sale cinematografiche folle di spettatori estasiati. Rina non poté partecipare a questa nuova festa, o meglio: non la fecero partecipare, perché non sapeva parlare in inglese.” Di lì il suo inesorabile declino.
La serata, che vedrà la partecipazione di Carla Tiboni, presidente della Fondazione Tiboni, sarà introdotta da Dante Marianacci, presidente del Centro Nazionale di Studi Dannunziani, con gli interventi di Umberto Russo, Franco Di Tizio, Andrea Lombardinilo e Franca Minnucci e si concluderà con la proiezione del film Quo Vadis: girato nel 1924 e ispirato al romanzo omonimo di Henryk Sienkiewicz, con la regia di Gabriellino d’Annunzio e di Georg Jacoby, annovera tra i protagonisti Rina De Liguoro, che interpreta la parte di Eunica. Quando il 16 marzo 1925, il film venne presentato in un cinema di Roma, in una delle molte recensioni, in perfetto stile fascista, si scrisse: “Mai prima d’ora un colosso simile era stato proiettato sugli schermi del mondo. Tutta la grandiosità imperiale, tutta la impressionante follia dei baccanali, tutta la corruzione della corte neroniana rivivono in Quo Vadis. Visioni di incomparabile bellezza, sublimità architettoniche, movimento impressionante di masse, incorniciarono il travolgente dramma di Sienkiewicz in una luminosità e ricchezza di particolari, che dimostrano tutta la squisita sensibilità artistica di Gabriellino d’Annunzio e Georg Jacoby.”
Ingresso libero