Lettere d’amore al Giro d’Italia

Risuoneranno gli echi delle imprese epiche, dei nomi dei campioni del passato, delle indimenticabili voci dei giornalisti e degli incantevoli paesaggi che hanno fatto la storia della corsa più bella e appassionante del mondo, martedì 13 ottobre alle 11 a Torrevecchia Teatina, nel corso della cerimonia di premiazione del concorso “Lettere d’amore al Giro d’Italia”, che si svolgerà in occasione del passaggio del Giro, davanti al Palazzo del Marchese Valignani, sede del Museo della Lettera d’Amore.
Alla presenza della nipote di Gino Bartali, Gioia, e del Sindaco Francesco Seccia, saranno premiati i vincitori del concorso che assegnerà le medaglie su un podio allestito in piazza San Rocco. La giuria composta da Maurizio Formichetti, Ciro Venerato, Gabriele De Bari, Massimo Pamio, Giuseppina Verdoliva ha selezionato la rosa dei finalisti: Liliana Capone di Chieti, Francesco Celi di Padova, Laura D’Angelo di Montenero di Bisaccia, Mariaester Graziano di Pizzoli, Simona Rea di Roma, Ugo Barbi di Milano, Anna Rita Severini di Pescara, Maria Saracino di Caprino Veronese, Olivetta Gerometta di Conegliano Veneto, Claudia D’Angelo di Termoli.
Le lettere descrivono le imprese dei campioni come Bartali, che conquistò il suo primo Giro proprio all’Aquila, lui, che sarà nominato “Giusto fra le Nazioni” per aver contribuito, grazie al suo coraggio e alla sua inseparabile bici, a salvare le vite di cittadini di origine ebraica; e tanti altri, come Adorni, Gimondi, Merckx, le radiocronache esaltanti: “un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianca e celeste, il suo nome è Fausto Coppi”, come con voce roca e spezzata dall’emozione, trepidante reboante e trionfalmente annunciava Mario Ferretti, le sfide tra Girardengo, Binda, Guerra, Nencini, e Bailetti, Balmamion, Battistini, il Cuore Matto Bitossi, Carlesi, Dancelli, Pambianco, Zilioli, Poggiali, Taccone fino al Grillo Bettini e allo Squalo Nibali, per non dimenticare gli sconosciuti meno dotati che giungevano ultimi, le maglie nere, come Luigi Malabrocca: “A te, Maglia nera, a te ultimo di un plotone di centinaia di uomini, innamorato di quel mezzo meccanico a due ruote, a te caparbio, volitivo uomo dedico questa Lettera d’amore, uomo di cui non si conosce il nome, che non sei entrato nella storia di questo magnifico sport, che ti porta al traguardo solo con la fatica, il sudore e il cuore”.
Ancor meno conosciuta è Alfonsina Strada, prima donna al Giro in gare maschili.
Tra le lettere una al campione che verrà: “Io non so come sarà il campione che verrà, ma, spero, assomigli al campione che vorrei e che amerei: libero di essere sempre e solo se stesso”.
Lo sport come fonte di educazione all’esperienza della vita: “Lì, su quelle strade insolite su cui tante volte la fatica del pedalare mi aveva insegnato a vivere, su quelle strade nuove miste ai ricordi del tempo, ho compreso che al cuore umano è destinato tanto di quel sentimento, quando è vivo, che quello che conta non è il traguardo, ma il percorso, quello che conta è dentro di noi, l’amore, ciò che custodiamo nel cuore”. Infine l’augurio contenuto in una frase che descrive icasticamente la figura del ciclista del Giro che tutti conserviamo nella mente, affinché non dimentichi la nostra terra: “Tu, moderno Achille, che vinci la pioggia, il vento, il freddo, il caldo, la stanchezza, la fatica: vinci la tappa, vinci il Giro. Vinci su tutto e su tutti. (…) In questo giorno che volge al desio, mentre il sole tramonta a ovest, lasciando all’orizzonte purpuree memorie, ricordati della terra e della gente d’Abruzzo”.