Considerazioni sul quadro “Il bene e il male” di Luigi Baldacci a cura di Maria Gemma Pellicciotta

La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa” (Franklin Delano Roosevelt).
La paura in questo momento particolare del mondo è la morte a cui il virus conduce ma è il momento in cui bisogna lottare contro il virus. La scienza è limitata, il vero virus è il peccato che scaturisce dal Male. Il Bene nasce dalla Fede che dà la luce e ci assicura che la morte non esiste perché la vita non finisce, si trasforma. Il virus ammazza il corpo ma l’anima nessuno ce la può togliere. Gesù dice, siamo proprio in Quaresima, “lascia il Male e fai il Bene”.
Oggi abbiamo la possibilità di essere migliori, iniziamo un buon cammino.
Esplorate dunque con me il quadro di Luigi Baldacci che durante tutta la sua vita di artista ha sempre posto nell’accostamento dei piani cromatici la sua ricerca esistenziale e culturale e l’ha raccontata con la sensibilità di un’anima sofferta.
Studia, nell’immensità del suo mistero, l’uomo e lo fa riemergere dall’irrazionale e dall’inconscio. Esprime il suo concetto di artista attraverso simboli così ricchi di significato che coinvolgono in una emozione profonda, simboli che prendono forma già dalle due figure principali poste in primo piano: due donne, “Il bene e il male” come il titolo di questo quadro.
Il Male facilmente intuibile: una donna con la falce minacciosa tra le mani, il Bene, una donna che sembra stia allattando, quindi una madre premurosa e dolce che perpetua la vita. Due donne, l’una buona, l’altra cattiva, secondo la considerazione negativa della donna che risale al mito di Adamo ed Eva, Eva ingannatrice, capace di far del male, Quod non potest diabolus, mulier evincit (Là dove non può Satana, può la donna). L’altra buona è sempre la stessa Eva il cui nome di origine ebraica significa, da ‘hawāh’ voce semitica adattata poi in greco e quindi in latino ecclesiastico nella forma ‘hāyāh’: “vivere”. Colei che dà la vita, che feconda.
Un’eterna concezione che la donna si è portata addosso da sempre, da quando abitava il mitico Paradiso terrestre. L’eterno dualismo che ha tormentato anche Baldacci nella sua integrità morale e purezza di vita.
Ma tra l’antitesi delle due donne emerge ben visibile una grossa tartaruga, animale mai estinto dalla faccia della terra e proprio per questa sua peculiarità da sempre considerata un simbolo di connessione tra la terra e il cielo, saggezza e immortalità. Il guscio rappresenta il cielo, la parte inferiore rappresenta la terra collegati tra loro. Viene considerata da molti popoli la personificazione della Grande Madre. Nella cultura maori la tartaruga simboleggia la famiglia, la fertilità e prosperità. Avendo assistito a numerosi cambiamenti terrestri da milioni di anni (da quando è stato ritrovato il primo fossile) ha accumulato una buona esperienza e la giusta dose di saggezza. L’immortalità perché come già detto esiste da milioni di anni ed era presente quando i dinosauri nacquero.
I tre elementi: la donna cattiva, la donna buona e la tartaruga sono predominanti sullo scenario dove si susseguono moduli rettangolari in cui sono dipinti simboli geometrici tutti diversi tra loro e riportati come su righe di un pentagramma.
Non è infrequente la sinestia, dal greco syn + aistesis = sensazione, intesa come unione di diverse sensazioni.  Sensazione che da una pittura possa affiorare per esempio una musicalità.
La sinestia nell’ottocento diventa il cardine e la radice di ogni opera d’arte. Anche gli Scritti sull’arte di Baudelaire sono ricchi di osservazioni sull’intimo congiungimento tra colori, suoni e profumi.
Allora perché non riportare questo concetto sull’osservazione di questo meraviglioso e importante capolavoro di Baldacci che riassume la tragedia e la grandiosità di tutto l’Universo, quindi la Rinascita intesa come Opera esclusivamente di Dio e provate con me, osservate il quadro e scandite DO RE MI FA SOL LA SI… sentirete il mormorio della storia: come la nascita, la vita e la morte che ci porta alla vita eterna in cui Baldacci crede fermamente. L’artista con il colore trascende ogni umanità e si addentra nel mondo irreale, magico dell’esoterismo. Usa i colori acrilici per la velocità che gli consente di imprimerli sulla tela così come altrettanto velocemente la sensazione del momento gli suggerisce.
Con tratti di colore scatena emozioni e sensazioni simili a quelli della musica che rubano l’attenzione del fruitore prima ancora del significato stesso del quadro.